Anche quest'anno, seguendo il trend degli anni scorsi, sembra emergere dai dati un'emorragia lenta e implacabile di società e calciatori, un’erosione costante e che sembra dall’aspetto irreversibile.
C’era una volta il calcio delle frazioni, dei quartieri, delle parrocchie. Piccoli campi di periferia che diventavano palcoscenici di epiche sfide nelle quali ci si giocava il prestigio, la supremazia del circondario. E c’era una volta, anche, un calcio fatto di ragazzi del paese, che pagavi con una colazione, con una pizza tutti insieme.
Come sta cambiando il calcio tra i professionisti con l'ingresso dei magnati esteri, la perdita delle bandiere e l'esibizione costante nei social così la cultura dell'apparire entra anche nel calcio più puro, quello dei nostri dilettanti. I ragazzi non li compri più con una pizza, adesso trattano sui rimborsi spese e addirittura sugli ingaggi, qualcuno ha il procuratore. E visto che gli sponsor di un tempo, la carrozzeria, il calzolaio, il macellaio del paese non hanno più risorse da investire nel pallone sotto casa, ecco la crisi, la picchiata, la scomparsa di tante realtà.
Una crisi generalizzata in quasi tutte le regioni e per chi riesce a non chiudere l'obbligo di autoretrocedersi, di iscriversi alla categoria inferiore rispetto a quella conquistata sul campo per abbattere i costi di iscrizione e di gestione corrente.
I problemi essenziali per i dirigenti sembrano essere in particolare quattro: La mancanza delle sponsorizzazioni anzitutto. Senza l’introito le società non sono più in grado di affrontare le spese di gestione del campo e i rimborsi spese dei giocatori che vengono da fuori. Il rapporto con le amministrazioni comunali e le difficoltà molte volte di avere un campo in gestione. Sembra sempre più difficile trovare dei volontari disposti a impegnarsi per la squadra del loro paese: lo fanno solo i pensionati. Quindi il pubblico: la domenica, alle partite, sono sempre meno gli spettatori con gli abitanti del paese che un po' alla volta sembrano perdere il loro legame identitario con la squadra del paese, magari preferendo guardare la partita di calcio professionistico nelle pay tv alimentando quel circolo vizioso che sta lentamente eliminando i valori dello sport.
Si potrebbe andare verso format ridotti, campionati con meno squadre al via, insomma un calcio più povero. Tutto questo nonostante gli sforzi della Federcalcio, che prova a inventare soluzioni per non far decrescere il movimento con, molte volte, sconti sulla tassa di iscrizione, agevolazioni con le banche , aiuti a chi vuole aprire un settore giovanile, persino rimborsi a pioggia, ma tutto questo sarà inutile se non cambia la mentalità e si ritorna ai valori di una volta.
FONTE: TuttoCampo.it - 4 Agosto 2016